Tutto il resto è disco dance: Nevermind, Grace

sabato, gennaio 21, 2006

Nevermind, Grace

Giornata nuvolosa
110 millibar
tempo adatto per bruciare
le immondizie le zavorre
da buttare a mare


Oggi, come la citazione soprastante potrebbe far notare, è una giornata nuvolosa. In cui - data la grigezza/grigità del mio animo, potrei parlare di problemi filosofici o di etica moderna libera dai condizionamenti della morale cattolica, ma non so neanch'io di cos'ho voglia. Così proseguo con il secondo episodio de "i fondamentali" - libri, dischi, film che mi hanno cambiato la vita. E parlerò di due dischi. Non voglio dire che siano i più belli o chissà che, ma necessitano un approfondimento per il momento in cui sono arrivati e per il terremoto che hanno provocato.

Dodici - tredici anni. Il primo contatto con la musica rock c'era già, c'erano le fisse per gli U2 e i Queen ancora prima, e un pò di Guns and Roses forse solo per moda. Insomma, iniziavo a comprendere che forse il rock era la mia strada, ma soprattutto - magari un pò precoce - iniziava l'adolescenza con la sua enorme carica di nichilismo e ribellione. Che avevano bisogno di trovare una forma di espressione, di essere incanalati: c'era qualcosa di cui avevo bisogno, ma non sapevo cosa. Ero a casa di un amico di mia madre, una sera, e notai un disco con una stupenda copertina. Gli chiesi di copiarmelo su cassetta, lato A quello e lato B Fear of the Dark degli Iron Maiden (si, abbiamo tutti degli scheletri nell'armadio..). Primo ascolto, primi 10 secondi: avevo trovato quello che stavo inconsapevolmente cercando. Smeels like teen spirit ha sfondato una porta che si sarebbe necessariamente aperta, è stato il manifesto della mia versione del disagio giovanile - quello che tutti abbiamo affrontato. I Nirvana sono l'inizio del mio percorso nella musica alternativa, questo devo riconoscerlo. Loro, i Pearl Jam di Ten e del capolavoro Vitalogy, e una cassetta passatami da un mio vecchio amico, di certi sconosciuti - all'epoca- Marlene Kuntz. Ad ogni modo, Nevermind resterà per sempre quello: il disco fondamentale di un 13-14enne con jeans, Dr. Martens e camicia di flanella, che invece di ascoltare Laura Pausini ascoltava musica rumorosa. Ok, sicuramente è successo a tantissimi della mia generazione, ma sono contento di essere stato iniziato dal grunge, ma soprattuto che i miei ricordi abbiano un determinato genere di colonna sonora. Tutti associamo periodi, e spessissimo fatti, a delle colonne sonore. Pensiamo al ritrovo al bar a 16 anni e -tac!- quell'immagine ha una sua musica. Pensa ad avere ricordi che come sottofondo hanno gli Wham, i Duran Duran o gli Spandau Ballet...
"With the lights out, it's less dangerous. Here we are now, entertain us. I feel stupid, and contagious".

Uno-due anni dopo, su Videomusic vedo passare un video. Un giovane cantante, mai sentito, bello come un Dio ed una voce da brividi. La canzone, Grace, riesco ad ascoltarla due volte a spezzoni, ma me ne innamoro dopo 3 secondi, come succede solo con i capolavori. Leggo anche una recensione su Rockstar e sul Mucchio selvaggio, voti altissimi. Jeff Buckley. Io vivevo a Lecce, nei negozi di dischi non sapevano neanche chi fosse. Obbligai il proprietario del negozio in cui passavo metà dei miei pomeriggi ad ordinarlo per me: mi vanto di aver fatto arrivare io quel disco a Lecce, e solo un annetto dopo lo rivedrò sugli scaffali. Non è il caso di soffermarmi su Jeff, chiunque l'abbia ascoltato sa cosa quell'unico album completo (ce ne saranno altri, ma con canzoni ancora alle prime registrazioni) abbia significato nella storia del rock. Quando morì non ci volevo credere, ma capii quello che ho già detto in un altro post, cioè che simili esseri superiori sono inadeguati a vivere tra i comuni mortali. A cosa ha dato inizio, se già ero un ascoltatore di musica alternativa? Capii che oltre a rabbia e rumore, ci poteva essere tanto altro, malinconia, sofferenza, chitarre acustiche e voci struggenti (kiss me, please kiss me... but kiss me out of desire, babe, not consolation) ma soprattutto testi come mai letti prima. Grace è stata sulle mie smemorande per anni, è diventata il metro di paragone per tutti i testi che leggevo. E da allora li leggevo, sempre. Se ho imparato ad apprezzare appieno il cantato in inglese, se ho imparato a cercare la poesia nei testi, è merito di "There's moon asking to stay, long enough for the clouds to fly me away". Wait in the fire..

p.s. il testo completo nei commenti

1 Comments:

At 21 gennaio, 2006 17:15, Blogger Massi said...

There's the moon asking to stay
Long enough for the clouds to fly me away
Well it's my time coming, I'm not afraid to die

My fading voice sings of love,
but she cries to the clicking of time,
Oh, time.

Wait in the fire...

And she weeps on my arm
Walking to the bright lights in sorrow
Oh drink a bit of wine we both might go tomorrow
Oh my love...
And the rain is falling and I believe my time has come
It reminds me of the pain I might leave behind...

Wait in the fire

And I feel them drown my name
So easy to know and forget with this kiss
I'm not afraid to go but it goes so slow...

 

Posta un commento

<< Home



hits