Tutto il resto è disco dance: Cinque carte, e quattro possibilmente uguali

giovedì, febbraio 23, 2006

Cinque carte, e quattro possibilmente uguali

Telesina. Due assi fuori per F. (il miglior giocatore che io conosca), 9-10-j di picche in scala per me e una carta coperta a testa. Piatto, chiama. Contiamo, cinquanta euro. Il giocatore di mano prima di me ci pensa, io inizio a pensare una strategia: devo essere credibile, o andarmene subito. Il terzo in gioco passa dopo un pò, io senza esitare un secondo le vedo. Ultima carta: F. chiude una doppia coppia, a me arriva la quarta carta di picche, il K con potenziale scala reale. Tocca a lui parlare, bussa. Non ci penso un secondo: piatto! 150 euro per vedere che carta ho lì sotto, e non ci sono altre carte di picche in giro. Minuti interminabili, una qualsiasi smorfia mi può tradire e quindi è necessario essere impassibili. Alla fine, è costretto a passare: la mia giocata indicava che avevo chiuso almeno una scala, o quantomeno avevo giocato in modo da obbligarlo a crederlo. Sotto avevo un 7 di cuori. Chiudo le carte, e senza fiatare le getto nel mucchio. Nessuno ha mai saputo cosa avessi.


Ultimamente gioco molto frequentemente, ho trovato un gruppo di bravi giocatori e con mio grande piacere spesso si riesce a sedersi al tavolo. Questo rende l'idea, da parte di chi non ha mai praticato il poker, che io sia un malato d'azzardo, capace di rinunciare ad uscite ed aperitivi pur di avere cinque carte in mano. Ebbene, il poker non è solo questo, non gioco per i soldi. Il poker è una guerra, un gioco in cui l'abilità conta quanto la fortuna: puoi avere tutte le carte che vuoi, ma devi essere capace di valorizzarle, e devi essere capace di vincere anche con carte più deboli. Sia chiaro, la serata fortunata o sfortunata capita, è inevitabile. La sorte esiste sempre, ma alla lunga c'è chi è capace di dominarla, o massimizzare i suoi effetti, e chi no.
Mi è capitato spesso di perdere, ma di essere soddisfatto perchè la partita era stata ben giocata; allo stesso modo di vincere, ma non passando una bella serata. Anche il contorno, l'etica al tavolo, il bicchiere con il superalcolico accanto che si riempie nei momenti di tensione, le sigarette che si accendono al momento giusto, la musica jazz di Bill Evans o John Coltrane, danno il gusto di sedersi ad un buon tavolo.

Il gusto dell'azzardo fine a se stesso è quello di Dostojevskij ne Il Giocatore, uno dei miei libri preferiti. Il rimbalzo della pallina della roulette prima di finire in una casella o nell'altra, quello è il brivido dell'azzardo: una casella ti cambia la vita, l'altra no. Quando apri cinque carte, invece, puoi non avere il punto: ma puoi sempre far finta di averlo. L'inganno è fondamentale, così come la capacità di capire gli avversari e di leggere il loro gioco, o l'intelligenza di capire quando il momento è favorevole e va sfruttato, o al contrario quando è sfavorevole e seppur con buone carte è meglio passare. Quando poi porti verso di te le fiches, e con due nove hai fatto scappare tre assi, o quando con un buon punto hai fatto credere di non avere un cazzo e hai vinto un bel pò... beh, quella è soddisfazione: ma se sei un vero giocatore, la tieni per te...

p.s.: con tutto ciò non voglio dire di essere bravissimo, tutt'altro. volevo solo cercare di descrivere cosa mi piace, in quelle dannate cinque carte, e che tipo di atmosfera si crea. Non quella di quattro stupidi che scommettono sui punti che hanno in mano: c'è tanto altro in più, di psicologia, intelligenza, abilità e ovviamente fortuna. Per farsi un'idea, Rounders - Il giocatore con Matt Damon e La Stangata con Paul Newman e Robert Redford!



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