Tutto il resto è disco dance: Piccola guida essenziale a Sergio Caputo

domenica, aprile 02, 2006

Piccola guida essenziale a Sergio Caputo

Beh, a volte la domenica è così. Riprendi conoscenza, bevi un caffè e ti domandi come hai potuto ubriacarti con così poco. Poi però (dopo un paio di ricordi e successivi “Ma noooo”) apri la finestra, entra la primavera e allora la giornata cambia. Tiri fuori un paio di pezzi spiccatamente mattutini e allegri (stile Have a nice day, Stereophonics), passeggiatina senza giacca per prendere un secondo caffè, e via. Si, a volte è proprio così.

Mente locale: domani si va a vedere Sergio Caputo per la quarta volta. Piccola guida pratica: ai più il nome non dirà niente salvo poi capire ascoltando il ritornello questo è un sabato qualunque, un sabato italiano. Decisamente riduttivo. Il buon Sergio, dopo quella canzone dell’81, mi ha accompagnato per anni con canzoni dai testi di un intelligenza rara. Succede infatti spessissimo che mi saltino alla mente, quando capita di vivere le stesse situazioni (estremamente reali) che descrive nelle canzoni. Storie d’alcool e di vita condite da tagliente autoironia, necessaria ad affrontare le follie del quotidiano e a smussare le delusioni di amori finiti (spesso) male.

È così che in Mercì Bocù (scritto appositamente così), quando la tua storia lascia un po’ a desiderare, fermo un tassì. Guastarti la serata no, non è chic: in questo modo inizia il racconto di come una delusione viene affogata in un whisky bar immaginando di non vederti più, farci una risata su… la vita è bella, ciao, mercì bocù. Allo stesso modo, in T’ho incontrata domani, rivederti è pleonastico, per dondolarsi utopistici in un sogno demodé.
L’alcool, con il quale ha avuto anche discreti problemi, è spesso presente nei viaggi raccontati. In Io e Rino i due protagonisti – grandi imprese e amori fallimentari - si muovono in evidente stato confusionale bevendo una birra di qua e una di là.
Il lato allegro è quello di Metamorfosi, in cui furie impomatate si scatenano per le vie più chic della mia anima; ma anche nelle canzoni più intime Sergio riesce ad essere sottile e delicato nel racconto di amori, delusioni, nostalgie.
In Spicchio di luna (c’è un nome più dolce da rivolgere a qualcuno?) piccoli sogni in abito blu, ammiccano discreti dall’insegna di un locale mentre tu mi proponi discoteche inquietanti e amici naif. Ma non solo: Weekend spiega lo struggersi di un venerdì senza birre in frigidaire e con l’ennesimo caffè che brucia indisturbato lì sul gas, mentre lei è fuori per il weekend a nascondersi dietro i “non saprei”.
A chiusura dello splendido "I Love Jazz", spunta Quasi per caso, ovvero la storia - con un delicatissimo sottofondo jazz - di come, appunto per caso, un vecchio amore torna alla mente in una serata malinconica. Ma stanotte penso a te quasi per caso... tu come stai? Mi pensi mai? Il tempo che è passato ti ha cambiata o no? Chissà se quel tuo cuore si è calmato un pò..

E infine, quella che considero la più bella: Mettimi giù. Il testo l’ho riportato in uno dei primi post del blog, narra la confusione di un amore da cui si vorrebe scendere perché tu fai troppa confusione ed io ho bisogno di tranquillità, ma che inevitabilmente costringe a riflessioni notturne (due ore all’alba e siamo ancora qui a fumare, che ne diresti di andare al mare?). La trovate nella radio: questa è la strada, il resto è whisky di pessima qualità.

2 Comments:

At 05 aprile, 2006 15:57, Anonymous Anonimo said...

beh al prossimo ci andiamo insieme,ora è un pò di tempo che non lo vedo e mi piacerebbe riascoltarlo dal vivo,buto...

 
At 13 aprile, 2006 17:38, Anonymous Anonimo said...

Ti insulto: brutto Comunista!

MC

 

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