Tutto il resto è disco dance: febbraio 2006

domenica, febbraio 26, 2006

Guida notturna

Sono stato assalito dalla voglia di scrivere qualcosa. Poi ho fatto il login e mi sono detto: ok, ma cosa? In rotazione ci sono sempre le stesse canzoni, più o meno quelle ancora presenti nella radio. In realtà, un paio di giorni fa ho anche fatto una playlist su iTunes con le canzoni senza cui non potrei vivere... ne sono venute fuori circa 200, con scelte dubbiose ed esclusioni dolorose (beh, a 500 ci arrivo tranquillamente, ma ho voluto fare il selettivo). Troppo lungo elencarle. Quindi, l'esperienza musicalmente più intensa del weekend è stata cantare in macchina, guidando da solo in autostrada, in direzione "porto di mare". Il porto di mare è quel luogo in cui, se hai voglia di evadere o se in mare aperto c'è burrasca, sai che ci sarà sempre una birra e quattro risate spensierate ad accoglierti. Chiunque ne avrà uno; i miei si trovano al Bar del Golfo, L'Havana e in via Bixio 86, Parma. Per ovvie ragioni ho scelto il secondo, anche perchè mi permetteva di gustare uno dei piaceri della vita, ovvero la "guida notturna in A1 deserta con canto a squarciagola". L'unico piacere automobilistico equivalente è la "guida notturna per Milano deserta, in primavera, con finestrini abbassati e canto a squarciagola", ma ne parlerò quando il clima lo consentirà.
Così, l'unico argomento sensato del post sono stralci di ciò che ho ascoltato in macchina.

"And what, when all your fields are rotten, your waves of grain? Amber waves of grain?" - Waves of grain, Two Gallants; cantata urlando e cercando di rendere la voce roca come l'originale (e successiva pelle d'oca per il pezzo con l'armonica- chissà perchè ultimamente mi piace tanto, l'armonica)

"Nel cielo di cenere affonda il giorno dentro l'onda
sull'orlo della sera temo sparirmi anch'io nell'ombra
la notte che viene è un'orchestra di lucciole e ginestre" - Morna, Vinicio Capossela

Tutta Elegia, Paolo Conte e tutta Home, Depeche Mode

"Is there life on Mars?" e tutto il ritornello di Life on Mars, David Bowie; particolarmente a squarciagola e con ovvio pensiero che questa è la canzone simbolo del periodo tesi-laurea, e depressione per l'anno già passato troppo in fretta

"Word are very unnecesessary they can only do harms" - Enjoy the silence, Depeche Mode

"Steady rollin', and I keep goin (...) It's all the same, the same old game'" - Steady Rollin', Two Gallants

E poi... altro, ma basta così che mi sono come sempre dilungato troppo...

venerdì, febbraio 24, 2006

Notturno

Ci sono giorni/sere in cui ci vorrebbe qualcuno che ti segue, con un'armonica, e rende blues tutto ciò che fai.
Altre in cui i Mogwai dovrebbero suonare Take Me Somewhere Nice nella tua stanza per farti addormentare.
Oppure volte in cui ci sarebbe bisogno di una birra con Cristiano Godano che ti spiega come è nata Nuotando nell'Aria. Ci vorrebbe Badly Drawn Boy, che ti sussurra A Minor Incident seduto sul muretto del Naviglio Grande. O di venerdì, Sergio Caputo che ti ricorda che l'ennesimo caffè brucia indisturbato lì sul gas. Bisognerebbe chiedere ai Kent che fine hanno fatto Berg&Dalvana.
O anche solo tornare a casa e sentire, da qualche parte, Capossela che canta Tornando a Casa: "Lancette d'orologio, io vi odio!"

giovedì, febbraio 23, 2006

Cinque carte, e quattro possibilmente uguali

Telesina. Due assi fuori per F. (il miglior giocatore che io conosca), 9-10-j di picche in scala per me e una carta coperta a testa. Piatto, chiama. Contiamo, cinquanta euro. Il giocatore di mano prima di me ci pensa, io inizio a pensare una strategia: devo essere credibile, o andarmene subito. Il terzo in gioco passa dopo un pò, io senza esitare un secondo le vedo. Ultima carta: F. chiude una doppia coppia, a me arriva la quarta carta di picche, il K con potenziale scala reale. Tocca a lui parlare, bussa. Non ci penso un secondo: piatto! 150 euro per vedere che carta ho lì sotto, e non ci sono altre carte di picche in giro. Minuti interminabili, una qualsiasi smorfia mi può tradire e quindi è necessario essere impassibili. Alla fine, è costretto a passare: la mia giocata indicava che avevo chiuso almeno una scala, o quantomeno avevo giocato in modo da obbligarlo a crederlo. Sotto avevo un 7 di cuori. Chiudo le carte, e senza fiatare le getto nel mucchio. Nessuno ha mai saputo cosa avessi.


Ultimamente gioco molto frequentemente, ho trovato un gruppo di bravi giocatori e con mio grande piacere spesso si riesce a sedersi al tavolo. Questo rende l'idea, da parte di chi non ha mai praticato il poker, che io sia un malato d'azzardo, capace di rinunciare ad uscite ed aperitivi pur di avere cinque carte in mano. Ebbene, il poker non è solo questo, non gioco per i soldi. Il poker è una guerra, un gioco in cui l'abilità conta quanto la fortuna: puoi avere tutte le carte che vuoi, ma devi essere capace di valorizzarle, e devi essere capace di vincere anche con carte più deboli. Sia chiaro, la serata fortunata o sfortunata capita, è inevitabile. La sorte esiste sempre, ma alla lunga c'è chi è capace di dominarla, o massimizzare i suoi effetti, e chi no.
Mi è capitato spesso di perdere, ma di essere soddisfatto perchè la partita era stata ben giocata; allo stesso modo di vincere, ma non passando una bella serata. Anche il contorno, l'etica al tavolo, il bicchiere con il superalcolico accanto che si riempie nei momenti di tensione, le sigarette che si accendono al momento giusto, la musica jazz di Bill Evans o John Coltrane, danno il gusto di sedersi ad un buon tavolo.

Il gusto dell'azzardo fine a se stesso è quello di Dostojevskij ne Il Giocatore, uno dei miei libri preferiti. Il rimbalzo della pallina della roulette prima di finire in una casella o nell'altra, quello è il brivido dell'azzardo: una casella ti cambia la vita, l'altra no. Quando apri cinque carte, invece, puoi non avere il punto: ma puoi sempre far finta di averlo. L'inganno è fondamentale, così come la capacità di capire gli avversari e di leggere il loro gioco, o l'intelligenza di capire quando il momento è favorevole e va sfruttato, o al contrario quando è sfavorevole e seppur con buone carte è meglio passare. Quando poi porti verso di te le fiches, e con due nove hai fatto scappare tre assi, o quando con un buon punto hai fatto credere di non avere un cazzo e hai vinto un bel pò... beh, quella è soddisfazione: ma se sei un vero giocatore, la tieni per te...

p.s.: con tutto ciò non voglio dire di essere bravissimo, tutt'altro. volevo solo cercare di descrivere cosa mi piace, in quelle dannate cinque carte, e che tipo di atmosfera si crea. Non quella di quattro stupidi che scommettono sui punti che hanno in mano: c'è tanto altro in più, di psicologia, intelligenza, abilità e ovviamente fortuna. Per farsi un'idea, Rounders - Il giocatore con Matt Damon e La Stangata con Paul Newman e Robert Redford!

sabato, febbraio 18, 2006

Thunder Road, prima e dopo

Ho fatto un'aggiuntina alla radio, in attesa di (domani) cambiare qualche altra canzone e (forse) scrivere un altro post.
Ho aggiunto Thunder Road dei Tortoise con voce di Bonnie Prince Billy. In realtà si tratta del rifacimento/destrutturazione dell'omonima canzone di Bruce Springsteen, tratta da Born to run e quindi, in versione originale, intrisa di quel machismo americano tipico soprattutto del primo Boss.

L'immagine trasmessa dall'originale è quella dell'uomo che suona in canottiera e jeans una chitarra elettrica, barba incolta e muscoli in vista, con animo orgoglioso, patriottico e però sentimentale. La destrutturazione della cover, invece, è tale che l'unica cosa che mi viene in mente è un americano (non so perchè, ma l'immagine dell'americano rimane) solitario e trasandato, che prende un caffè lungo al bancone di un bar dell'autostrada e, poco dopo che la canzone è partita nel jukebox, salta nella sua macchina lunga divorando nella notte chilometri di highway. Il tutto ascoltando la canzone mentre guida pensieroso, con un gomito sul finestrino e le luci della strada e delle altre macchine che gli passano accanto...

- rileggendo le ultime righe, penso di avere dei seri disturbi mentali. A presto...

domenica, febbraio 12, 2006

Due galanti

pian piano.. ho sistemato la radio, giustificato i post, aggiornato il mio profilo, e cerco di imparare sempre più html (da autodidatta non è semplice). Vorrei continuare ad abbellire questo blog, forse cambiare la grafica. Nel frattempo, ascoltate e, possibilmente, pubblicizzate!


Li ho incontrati quasi per caso, sfogliando le pagine di un giornale. Ho ascoltato Steady Rollin', e mi è subito rimasta impressa, con quel suo tono trasognato. Mi sono letteralmente innamorato della voce del cantante, così roca e così emozionale, come piacciono a me. E poi, sono in un periodo prevalentemente folk, quindi sono capitati nel momento giusto. I Two Gallants, nome preso da un racconto di Joyce, sono due ragazzi di San Francisco che meritano simpatia già solo perchè sul sito ci sono le loro foto mentre suonano nel 2003 in uno stanzone grande più o meno quanto il mio monolocale, e quelle mentre festeggiano birra in mano a casa di una loro amica.
Suonano in due, e sebbene abbia letto che seguono il filone dei White Stripes, a me sembrano molto diversi: le loro canzoni sono prevalentemente folk, chitarra e batteria, cantano storie incuranti del tempo che passa (alcune canzoni arrivano oltre i 9 minuti, ma per me che adoro le canzoni lente e dilatate è solo un punto a loro favore) finchè non arrivano alla naturale conclusione. Waves of Grain e Threnody in Minor B sono su questo stile, una un pò più "nervosa" dell'altra, ma è proprio l'emozione che ti trasmettono nel racconto (con quella voce, oltretutto) a conquistare. Las Cruces Jail è il primo singolo, forse la canzone più rumorosa dell'album, o forse quella in cui i cambi di velocità (e di umore), caratteristica di tutto l'album What the Toll Tells, sono più presenti e più stridenti.
Nel complesso, dunque, un gran bel lavoro. Sarà, ripeto, che sono amante del genere e soprattutto delle canzoni e delle voci che sanno dare emozioni: ad ogni modo, le persone cui ho fatto ascoltare Steady Rollin ne sono state immediatamente conquistate.
E infine, ho ascoltato una loro vecchia canzone, Anna's Sweater - la trovate nella radio: ulteriore conferma e, in più, nuova ruota dei prossimi giorni...

p.s. In rotazione ci sono anche i Death Cub for Cutie (nella radio), e i prossimi ascolti dovrebbere essere loro, il nuovo di Jack Johnson (una colonna sonora), Tortoise+Bonnie Prince Billy, i Decemberist e Howie Beck. A presto

venerdì, febbraio 10, 2006

Habemus radio - la seconda vita del blog

Yes! Adesso, qualsiasi canzone verrà raccontata/nominata in queste pagine, potrà essere ascoltata nella radio qui a fianco. Solo ascoltata, non scaricata, eh!
Ne sono felicissimo, ci ho messo un pò ma sono riuscito a crearla... e nel weekend posterò qualcosa in più.
La prima playlist è quella di 12 canzoni, il post di poco tempo fa, con l'aggiunta di una canzone di questi giorni, dei Death Cab For Cuties.

Il blog rinasce, insomma: adesso non si legge e basta, ma si ascolta. E datemi solo il tempo di imparare un pò di html, che lo renderò anche più gradevole alla vista. A prestissimo!

M

p.s.: se vi piace, mi mollate un commento?

domenica, febbraio 05, 2006

Sunday morning

Domenica mattina: stavolta non scrivero il solito poema.

Playlist mattutina - pulizie in corso:
Sunday Morning - Velvet Underground
Get Me Away From Here (live) - Belle and Sebastian
Nothing to You - Two Gallants
Waves of Grain - Two Gallants
Something I Must Tell You - Aberfeldy
Un Romantico a Milano - Baustelle
Milano - Lucio Dalla
Brioche, Cappuccino - Sergio Caputo
... e poi non so, ma prima di andare allo stadio dalla Beneamata se ne aggiungeranno altre

Citazione del giorno:
"Ma perchè non vai dal medico?
E che ci vado a fare, non voglio mica smettere di bere e di fumare
"

Gudbai



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