Yann Tiersen, Il Concerto PerfettoNon sono certo un animale da concerti, ma i miei sfizi me li sono tolti. Se non fosse morto a metà dei ’90, quando ancora ero piccolo, piccolo così, avrei forse visto anche Buckley, e allora avrei potuto dire d’esser momentaneamente saturo. Corgan, Dylan, Battiato, e ora anche Tiersen. I miei maggiori idoli li ho visti tutti in faccia, o quasi, caro Jeff.
Sabato sera, 20:30, Sallanches. Ma dove cazzo è Sallanches? Bella domanda, ragazzone. Sallanches è uno dei primi paesi dopo il Monte Bianco, ma il tutto risulta del tutto irrilevante. La sensazione è infatti che gli abitanti di Sallanches non siano consapevoli del patrimonio musicale che si sta per esibire nella palestrina del proprio paesello. Bambini, anziani, giovani, in proporzioni eque. Il palco è piccolo, la gente non si accalca, la birra costa solo 2 euro. Inizia
Kim, un menestrello francese che inveisce col pubblico suonando un mandolino che crea gustosissime fiammate rock. Kim è un bravo musicista, però è basso, brutto, e ha i capelli da paggetto, e noi non possiamo evitare di prenderlo per il culo tutta sera.
Arriva
Tiersen, e parte la magia. Fisarmonica, violino, chitarra. Solo un pezzo al piano, ma nell’aria scorre una psicadelia del tutto inaspettata, ed io non riesco a trattenermi dal ballare. Le birre si moltiplicano.
Tommy urla come una checca.
Ysbrand sculetta. Il bassista è un bel figo, e Ysbree lo nota. La
Miriam si perde nelle prime file.
Vanessa ascolta estasiata. Birre, birre ancora, che una specie di organetto manipolato da una bionda rende ancora meno gassate. Il chitarrista suona la chitarra con l’archetto, Yann violenta il violino (notare l’assonanza). E’ stupendo, e come tutte le cose stupende, finisce. Si accendono le luci, il pubblico si dilegua come un daino durante una battuta di caccia, ma fortunatamente noi restiamo ancora. Fortunatamente. Perché in pochi minuti Yann Tiersen scende tra i pochi rimasti per firmare autografi e scambiare due chiacchiere. E’ la fine. Sommergiamo Yann di foto, gli diciamo che siamo italiani e lui ci dice che in luglio sarà a Milano. Yann è un ragazzo timido e molto alla mano. Un figo. Tommy impazzisce ed inizia a seguirlo come un paparazzo da quattro soldi, come una teenager di fronte a Britney, e si fa firmare anche il culo. Tommy perde anche l’ultimo briciolo di dignità rimastogli quando stacca il cartellone del concerto all’entrata e se lo fa firmare con dedica: “à Thomas, Yann Tiersen”. Pare che Tiersen, a quel punto, abbia chiesto ad un inserviente di “levargli quello scimmione dalle palle”.
La notte è giovane, Sallanches nò. C’è un'unica discoteca in città, e noi ci finiamo. Il posto è squallido, il proprietario odia la mia faccia da cazzo, il nome del locale ha un suo perché: Le Crocodile.
Due canzoni possono raccontare cosa accade in quel tugurio.
Una è “Ho ballato di tutto”, di Paolo Conte.
L’altra è “Le valse des monstres”, proprio di Tiersen. Siamo circondati da mutanti. Le donne sono metà uomini e metà pesci, con precisione cozze. Gli uomini sono creature spaventose, sudate, smanicate, deformi. Ma il tutto è fantastico, e non si smette di ridere.
La fame ci porta fuori dal Crocodile, in un saloon popolato da omoni pelosi con la vocina da fanciulla. Birra, baguette, e la serata giunge a compimento, purtroppo.
Al ritorno all’hotel Ysbree si è già trasformato in trapano, Vanessa nel bullone. La Miriam non si concede, così io e Tommy, rinominato lampone, dormiamo vicini, e inizia un nuovo film: I Segreti di Brokeback Mountains.